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Da più di un anno, migliaia di famiglie vivono sospese in un tempo fermo.

Hanno firmato contratti, versato acconti, acceso mutui. Hanno creduto in un futuro fatto di stabilità e di casa.


Ad oggi, le famiglie si dividono tra chi ha una casa finita sotto inchiesta, e che quindi potrebbe essere confiscata o abbattuta, chi ha la casa sotto sequestro e chi, invece, bloccata in uno dei cassetti dell’ufficio comunale.


Mentre questi cantieri rimangono fermi, i giorni continuano a passare: sono ormai 475 senza una soluzione, senza una proposta concreta capace di tutelare le migliaia di famiglie milanesi coinvolte.


Dietro ogni appartamento c’è una storia: giovani, genitori, figli, nonni, coppie.


Non numeri, ma persone che lavorano, costruiscono la città, ne tengono viva la comunità. Persone che però continuano a essere lasciate sole.


Le stime più solide – nate dall’analisi di cantieri, permessi e contratti – indicano oltre 4.500 famiglie già travolte. Numero cresciuto solo nell’ultimo mese: oltre 150 nuclei dei progetti The Syre e The Nest, più le 67 famiglie di via Serlio, che appena due settimane fa hanno scoperto dai giornali di non avere più alcuna certezza sulla casa per cui stanno pagando regolarmente un mutuo.


E questo è solo l’inizio.


Se si considerassero tutti gli edifici costruiti negli ultimi tredici anni con almeno una delle problematiche contestate dalla procura, il conto salirebbe a 1.200 edifici: 40.000 abitazioni, quasi 100.000 persone coinvolte.


Molti di questi palazzi sono già stati segnalati con esposti da gruppi di cittadini.


Nel frattempo, le istituzioni, dalla politica alla magistratura, nate per servire e difendere il cittadino, oggi ci voltano le spalle.
Non solo non intervengono, ma spesso finiscono per ferire proprio chi dovrebbe essere protetto, lasciandoci nell’incertezza, sospese tra il rischio di perdere tutto e l’impossibilità di costruirsi un futuro.


Chi avrebbe dovuto garantire sicurezza e tutela ha invece spalancato le porte al dubbio, alla paura, all’abbandono. Perfino la Cassazione quando si occupa di noi usa espressioni che poco hanno a che fare con la realtà: “Se hanno da lamentarsi, facciano causa al Comune e ai costruttori”. Come se farlo fosse una passeggiata di salute. Ma con quali soldi? E con il tempo di chi?


Tra noi c’è chi ha investito tutti i propri risparmi e chi sognava di vivere la vecchiaia in serenità, vedendo i figli realizzarsi e i nipoti crescere. Non di trascorrere gli ultimi anni della propria vita in tribunale, in cause destinate a durare anni.


Mentre la città resta paralizzata, pagano Milano e i suoi quartieri: luoghi nati per accogliere nuove comunità si stanno trasformando in zone di degrado e abbandono.


E pagano soprattutto le famiglie, che rischiano di perdere tutto: la casa, i soldi, il diritto stesso alla sicurezza e alla progettazione della propria vita.


E intanto il tempo continua a scorrere.

Ogni secondo in cui intere famiglie vivono in affitto temporaneo, in sistemazioni di fortuna, in una condizione di stress economico e psicologico continuo. 

Ogni minuto in cui un diritto fondamentale viene sospeso.

Ogni giorno in cui le istituzioni restano in silenzio.